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QUANDO LA PAURA CONGELA: Il Fenomeno del Freezing e il caso Satnam Singh

QUANDO LA PAURA CONGELA: Il Fenomeno del Freezing e il caso Satnam Singh

Scrivo questo articolo cercando di dare una chiave di lettura diversa e più tecnica rispetto agli articoli già letti sulla tragedia del lavoratore indiano Satnam Singh, il bracciante morto nelle campagne di Latina in seguito a un infortunio mortale sul lavoro, dovuto anche alle condizioni di lavoro disumane vissute non solo da lui, ma anche dalla moglie e suoi compagni.

Una delle prime domande che mi sono fatto leggendo i diversi articoli apparsi sui diversi organi di stampa e che probabilmente non è stato adeguatamente considerato è la dinamica collettiva, non quindi il comportamento del titolare dell’azienda agricola, che ha deciso deliberatamente di non prestare soccorso ma anche dell’intero gruppo dei lavoratori che avendo assistito alla scena non sono stati in grado di attivarsi per un soccorso celere.

Dalle ricostruzioni infatti si legge che Il datore di lavoro…carica il corpo sul furgone, abbandona il corpo e separatamente l’arto amputato… si allontana repentinamente (‘iniziava a correre verso la strada dove era parcheggiato un furgone bianco’), intima il silenzio ai presenti (‘faceva il gesto del dito davanti la bocca, come per dirci di stare zitti’).

La domanda, quasi spontanea è come sia possibile che un intero gruppo di lavoratori non abbia chiamato i soccorsi rimanendo in una condizione di blocco mentale.

Il Fenomeno del Freezing

Sotto un punto di vista neurobiologico, la spiegazione di “paralisi” si chiama freezing. È molto più facile che questo fenomeno avvenga su un solo soggetto (ad esempio in caso di rapina o stupro, dove la vittima si blocca per una sorta di meccanismo di autodifesa – un po come per i topi che vanno in freezing o svenimento per l’effetto di esser stati presi dal predatore gatto). Decisamente più difficile che accada in dinamiche di gruppo, perché la reazione di un singolo soggetto potrebbe rispondere in una modalità più attiva e sbloccare la condizione del resto del gruppo. Tuttavia, ci sono rare situazioni in cui anche in un gruppo si entra in modalità di freezing collettivo. Questo accade quando l’intero gruppo si sente in trappola, in condizioni di schiavitù.

Dinamiche Sociali e Condizioni di Schiavitù

Quando le condizioni di “privazione della libertà” si consolidano si attivano fenomeni di “groupthink”, dove il gruppo, temendo le conseguenze di dissenso e il timore di essere deriso o punito, si conforma a una mentalità collettiva che impedisce l’azione individuale. Questo meccanismo psicologico è spesso visto in contesti di abuso e controllo, dove le vittime sviluppano una dipendenza psicologica dai loro oppressori, convincendosi che non esiste una via di fuga​ (Psychology Today)​.

Non sarebbe stato possibile altrimenti durante le condizioni estreme vissute nei campi di concentramento dove decine di migliaia di persone venivano controllate da poche centinaia di soldati. La spiegazione sociale si basa sulla sensazione collettiva di impotenza e sulla paura indotta da un controllo opprimente e sistematico. Quando i lavoratori vivono queste condizioni in modo ripetuto e sistematico, percepiscono che qualsiasi atto di ribellione o anche di semplice soccorso potrebbe portare a gravi conseguenze per loro stessi, si instaura un meccanismo di auto-protezione che li paralizza.

Tornando al caso di Satnam, dalle prime ricostruzioni si legge che “Il comportamento del titolare dell’azienda sia apparso lucido e finalisticamente teso a dissimulare quanto accaduto; d’altra parte, è logico ritenere che qualunque persona, in assenza di condizionamenti o diverse finalità perseguite, dinanzi ad un infortunio dalle conseguenze visibili (tra l’altro, amputazione di un arto) ed estremamente gravi, anche e soprattutto a fronte delle insistenti richieste in tal senso della coniuge della vittima, chiami i soccorsi o conduca il ferito nel più vicino presidio sanitario. Il datore di lavoro invece, nonostante il prospettato stato emotivo, carica il corpo sul furgone, abbandona il corpo e separatamente l’arto amputato (‘vi era una cassettina di plastica nera, tipica di quelle per la frutta, al cui interno vi era un pezzo di mano, che veniva poi recuperato dai sanitari’, secondo una testimonianza), si allontana repentinamente (‘iniziava a correre verso la strada dove era parcheggiato un furgone bianco’), intima il silenzio ai presenti (‘faceva il gesto del dito davanti la bocca, come per dirci di stare zitti’), provvede a ripulire le tracce ematiche dal furgone adoperato”.

La consulenza medico legale ha accertato che “ove l’indiano, deceduto per la copiosa perdita di sangue, fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato. Le condizioni del lavoratore dopo l’infortunio sono risultate talmente gravi da rendere evidente la necessità di un tempestivo soccorso”. L’ordinanza di Custodia cautelare in carcere per il titolare dell’azienda in cui lavorava Satnam, è stata emessa dal Gip del Tribunale di Latina per il reato di omicidio doloso,

Per la Procura di Latina “è dunque da ritenersi che la decisione di omettere il doveroso soccorso abbia costituito accettazione del rischio dell’evento letale ed abbia integrato la causa che ha direttamente determinato il decesso”.

Probabilmente in Italia, dinamiche di questo tipo, sono da considerarsi più uniche che rare, ma in alcune parti del Paese ci sono ancora situazioni che possono configurarsi non solo a condizioni di sfruttamento ma addirittura alle condizioni ben più gravi di schiavitù: analizzando una recente sentenza della corte di Cassazione del 2022 si possono comprendere alcune differenze.

La Sentenza della Corte di Cassazione n. 17095 del 2 maggio 2022

La sentenza della Corte di Cassazione n. 17095 del 2 maggio 2022 affronta il tema della schiavitù nel contesto lavorativo, riconoscendo l’applicabilità dell’art. 600 del codice penale (sul reato di riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù) anche nelle situazioni di sfruttamento lavorativo. Questo articolo punisce chi esercita su un’altra persona poteri corrispondenti a quelli del diritto di proprietà, riducendola o mantenendola in uno stato di continua soggezione.

Contesto della Sentenza

La Corte si è pronunciata su un caso di sfruttamento lavorativo in cui gli imputati avevano sottoposto un gruppo di lavoratori stranieri a condizioni lavorative disumane, con orari e modalità di lavoro tali da annullare la loro dignità e libertà. I lavoratori erano costretti a lavorare per molte ore al giorno, senza riposo e con una retribuzione irrisoria, in condizioni igienico-sanitarie precarie.

Principali Considerazioni della Corte

  1. Configurabilità del Reato di Schiavitù nel Lavoro:
    • La Corte ha stabilito che il reato di riduzione in schiavitù può configurarsi anche nel contesto lavorativo, non solo in situazioni di sfruttamento sessuale o di traffico di esseri umani. Le condizioni di lavoro disumane, l’assenza di libertà e la retribuzione irrisoria sono elementi che possono costituire il reato di schiavitù.
  2. Condizioni di Sfruttamento:
    • Le condizioni di vita e di lavoro imposte ai lavoratori erano tali da annullare la loro dignità umana. La Corte ha evidenziato che il controllo totale dei lavoratori, l’isolamento sociale e la retribuzione inadeguata sono indicativi di uno stato di soggezione assimilabile alla schiavitù.
  3. Soggezione e Libertà:
    • La sentenza ha sottolineato che la soggezione continuativa e la riduzione della libertà personale sono aspetti chiave per determinare la configurabilità del reato di schiavitù. Anche la coercizione indiretta, tramite minacce o sfruttamento della vulnerabilità, è sufficiente per configurare il reato.

Conclusioni

La sentenza n. 17095 del 2022 della Corte di Cassazione ha un’importanza fondamentale perché estende l’applicazione dell’art. 600 del codice penale alle situazioni di sfruttamento lavorativo. Riconosce che condizioni di lavoro disumane, assenza di libertà e retribuzione inadeguata possono configurare il reato di riduzione in schiavitù, sottolineando che la dignità e la libertà del lavoratore sono diritti fondamentali da tutelare. La Corte ha così stabilito un precedente giuridico importante per contrastare le moderne forme di schiavitù nel mondo del lavoro.

In questo tipo di dinamiche complesse è sempre essenziale riconoscere non solo la parte tecnica o giuridica di questi avvenimenti, ma anche analizzare i profili psicologici e sociali che portano a certe dinamiche. Comprendere come il controllo mentale, la coercizione e i meccanismi di gruppo come il “freezing” e il “groupthink” contribuiscono a mantenere i lavoratori in una condizione di soggezione è cruciale per affrontare efficacemente queste situazioni di abuso.

Solo attraverso un’analisi completa e multidisciplinare si può sperare di prevenire tali tragedie e proteggere i diritti dei lavoratori.

Fonti: