QUANTO INCIDONO I BIAS COGNITIVI NELLE INDAGINI INFORTUNI E LE VERIFICHE IN AZIENDA
I bias cognitivi sono degli errori di pensiero o delle distorsioni nella percezione che influenzano la nostra capacità di elaborare informazioni in modo oggettivo e razionale. Sono delle tendenze inconsapevoli del nostro cervello che possono influenzare il modo in cui percepiamo, valutiamo e prendiamo decisioni su un determinato argomento.
Nella mia esperienza professionale ho potuto analizzare centinaia di indagini infortuni sul lavoro, arrivando alla conclusione del peso che hanno i bias cognitivi nel portarci a valutazioni personali non del tutto corrette se non a conclusioni decisamente errate, tanto da riscontrare 4 possibili risultati se date in mano a 4 tecnici diversi.
Anche se eseguita seguendo schemi più o meno standard, non esiste ovviamente un’indagine migliore o peggiore, ma è fondamentale comprendere che chi effettua l’indagine, sia un consulente, un auditor, o un ispettore potrebbe essere influenzato non tanto da un processo oggettivo, ma da ciò che impara negli anni nella propria attività professionale: il risultato finale inciderà profondamente sul processo di raccolta e analisi delle informazioni.
Posso dire di aver avuto “la fortuna” di considerare un incidente da più punti di vista, come ispettore, come auditor e come consulente. E posso affermare che ognuna di queste attività, in qualche modo, è soggetta ad alcune “preferenze procedurali”, le quali rischiano nel tempo di diventare dei veri e propri ‘tunnel mentali’ da cui è difficile uscirne.
Ad esempio il consulente e l’ispettore hanno spesso approcci e schemi mentali differenti quando si tratta di affrontare delle indagini su incidenti o infortuni. Mentre l’ispettore si concentra principalmente sulla conformità alle normative e sui controlli per verificare il rispetto delle norme e delle procedure, il consulente si concentra sulla gestione dei rischi e sulla promozione di una cultura della sicurezza.
Inoltre mentre il consulente potrebbe avere a disposizione una sorta di ‘video’ aziendale, vedendo molte parti del processo produttivo, l’ispettore avrà a disposizione ‘una sola fotografia’ della situazione all’atto del sopralluogo con una possibilità di verifica limitata a poche, pochissime ore di sopralluogo diretto, dovendo ‘ricostruire’ le diverse fasi su presupposti ed ipotesi oltre che sulla mera analisi documentale.
Nelle verifiche e indagini sul lavoro, i bias cognitivi possono pertanto portare a errori di valutazione e a conclusioni errate, in quanto chi effettua l’indagine, sia un consulente, un auditor, o un ispettore per quanto cercherà di applicare un’analisi oggettiva e di ciò che ha imparato negli anni, tenderà più o meno inconsapevolmente ad entrare in convinzioni personali, modelli precostituiti, routine, pregiudizi, trappole mentali, effetti framing ed haindsight, i quali incideranno profondamente sul processo di raccolta e analisi delle informazioni.
Nella mia esperienza ho potuto analizzare in prima persona la modalità di un ispettore, come quella di un auditor e quella di un consulente. Ed ognuno in qualche modo è soggetto ad alcune preferenze procedurali, le quali rischiano nel tempo di diventare dei veri e propri ‘tunnel mentali’ da cui è difficile uscirne.
Ad esempio, un bias cognitivo comune è il cosiddetto “bias di conferma“, che porta le persone a cercare informazioni che confermano le loro opinioni o ipotesi preesistenti, ignorando quelle che le contraddicono. Questo può portare a trascurare informazioni importanti che potrebbero smentire la loro teoria iniziale.
Un altro bias cognitivo comune è il “bias dell’ancoraggio“, che consiste nell’essere influenzati da informazioni iniziali o preconcetti quando si valutano ulteriori informazioni. Questo può portare a chi effettua un’indagine a focalizzarsi troppo su una determinata ipotesi o a ignorare altre spiegazioni plausibili.
il bias del senno di poi o Hindsight bias è un altro esempio comune di bias cognitivo che può influenzare le indagini sul lavoro. Questo bias consiste nella tendenza a giudicare gli eventi passati sulla base di ciò che è successo, piuttosto che sulle informazioni disponibili al momento della decisione. In altre parole, chi effettua l’indagine può essere influenzata da questo bias concentrandosi solo sugli eventi che hanno portato all’incidente o all’infortunio e non considerano i fattori che hanno contribuito a crearlo.
Ad esempio, concentrandosi solo sulla mancanza di applicazione delle norme di sicurezza, senza considerare i fattori organizzativi o culturali che hanno contribuito all’incidente, si può arrivare ad una mancanza di comprensione delle cause sottostanti e a una mancanza di azioni preventive efficaci per prevenire futuri incidenti.
Per evitare questo tipo di distorsione cognitiva, bisognerebbe cercare di adottare una prospettiva più ampia e analizzare le cause profonde dell’incidente o dell’infortunio. Questo può richiedere l’uso di strumenti di analisi più sofisticati e il coinvolgimento di un team di esperti con diverse competenze e prospettive.
il bias del vicolo cieco è la tendenza a concentrarsi su una sola spiegazione per i risultati delle ricerche, ignorando altre possibili spiegazioni. Questo può portare alla mancanza di considerazione di altre teorie valide e alla mancanza di nuove scoperte o progressi nella ricerca. Questa distorsione cognitiva è forse il Re dei Bias, e può verificarsi in molte situazioni, inclusi anche alcuni modalità operative e processi decisionali consolidate all’interno di molte istituzioni pubbliche o private; ad esempio, tra la categoria degli Auditor, degli ispettori dell’ASL e del Lavoro ci si potrebbe “abituare” ad un modello di indagine con schemi pre costituiti e check list che non tengono conto di modelli evidence based prevention e che ignorano altre questioni importanti che potrebbero essere la causa radice di infortuni sul lavoro, ed ovviamente questo potrebbe portare a una mancanza di progresso nella prevenzione degli infortuni sul lavoro e alla mancanza di miglioramenti per la salute e la sicurezza dei lavoratori, limitandosi ad agire “sull’ultima ruota del carro” di una filiera decisamente più complessa.
l’abitudine di condurre un’indagine infortunio sul lavoro può portare alla tendenza a considerare solo gli elementi noti e trascurare altri fattori importanti. L’effetto framing è uno dei bias cognitivi che possono contribuire a questa tendenza e si verifica quando la nostra percezione di un evento o di una situazione viene influenzata dalla presentazione o dalla descrizione dei fatti (ad esempio ascoltando il testimone di un infortunio): la forma in cui le informazioni saranno presentate o descritte può influenzare la nostra interpretazione degli eventi. Nell’ambito delle indagini infortunio sul lavoro, l’effetto framing può influenzare in modo preponderante la raccolta e l’analisi delle prove. Ad esempio, se l’indagine si concentra solo sui fattori tecnici e materiali, trascurando i fattori umani o organizzativi, potrebbe esserci una tendenza a concentrarsi su un’attrezzatura a norma ignorando il suo cattivo utilizzo, magari dovuto ad un comportamento eccentrico, che difficilmente verrà raccontato dal lavoratore per sua stessa ammissione di colpa.
Per evitare l’effetto framing, chi effettua l’indagine dovrebbe cercare di adottare un approccio più ampio e considerare una vasta gamma di fattori, inclusi quelli che potrebbero non essere immediatamente evidenti. Ciò potrebbe richiedere la consultazione di esperti in tema di risk management e di distorsioni cognitive o il coinvolgimento di un team multidisciplinare, in modo da avere una prospettiva più completa degli eventi e delle cause sottostanti.
La tecnica del debiasing può essere molto utile per ridurre i bias cognitivi nelle indagini infortunio sul lavoro. Mindfulsafety, applica diverse tecniche di debiasing per identificare e correggere gli errori di pensiero e le convinzioni errate che possono influenzare le decisioni e le azioni.
Lo staff dei formatori Mindfulsafety utilizza diverse tecniche di debiasing, tra cui:
- L’utilizzo di modelli mindfulness based per imparare ad essere piu attenti ed identificare meglio i propri pensieri;
- La formazione sulla consapevolezza dei bias cognitivi e sulle tecniche di debiasing per aiutarli a riconoscere e prevenire gli errori di valutazione.
- L’adozione di un approccio basato sull’evidenza, che si concentra sui fatti e sulle prove, piuttosto che sulle opinioni o sulle teorie personali.
- L’uso di strumenti di analisi dei rischi, come la valutazione del rischio, che consentono di identificare e valutare i fattori di rischio e di prevenire gli incidenti.
- Interventi interdisciplinari con esperti per ottenere una prospettiva più ampia e obiettiva degli eventi e delle cause sottostanti.
per ulteriori informazioni scrivi a info@mindfulsafety.it, oppure consulta il calendario dei corsi Mindfulsafety.
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