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INTEGRAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE ISO 45001 E MODELLI ‘EVIDENCE BASED’ NELLO SVILUPPO DELLA CONSAPEVOLEZZA

INTEGRAZIONE DEI SISTEMI DI GESTIONE ISO 45001 E MODELLI EVIDENCE BASED NELLO SVILUPPO DELLA CONSAPEVOLEZZA

 Marco Ferro – CEO & Founder Mindfulsafety – HSE Manager e Auditor ISO 45001

La ricerca sui modelli di prevenzione basati sull’evidenza integrati con i sistemi di gestione ISO 45001 non è abbondante, ma esistono alcuni punti di contatto importanti tra le due aree.

La norma ISO 45001, essendo uno standard internazionale per i sistemi di gestione della salute e sicurezza sul lavoro, sottolinea l’importanza della pianificazione, dell’identificazione dei pericoli, della valutazione dei rischi e del controllo degli stessi per prevenire infortuni e malattie professionali. Questo approccio si allinea bene con i modelli di prevenzione basati sull’evidenza che cercano di mitigare i rischi attraverso strategie validate e analisi dei dati.

In particolare, la ISO 45001 si concentra sulla responsabilità e l’affidabilità degli individui più vicini ai processi di sicurezza, enfatizzando l’importanza di persone competenti che possano comprendere e attuare correttamente lo standard. La standardizzazione di questi processi attraverso l’uso di norme consensuali volontarie è fondamentale per garantire che le pratiche di sicurezza siano basate su dati e ricerche affidabili.

La chiave per un’integrazione efficace tra i modelli di prevenzione basati sull’evidenza e ISO 45001 è la coerenza nell’applicazione delle normative e la capacità di adattare e migliorare continuamente i sistemi di gestione della sicurezza in risposta ai feedback e alle nuove informazioni disponibili. Questo ciclo di feedback costante è un principio cardine della metodologia “Plan-Do-Check-Act” su cui si basa lo standard internazionale ISO 45001, essenziale per il miglioramento continuo delle prestazioni di sicurezza e salute sul lavoro.

L’approccio integrato che combina i sistemi di gestione, modelli evidence-based e sviluppo della consapevolezza potrebbe offrire una soluzione efficace per migliorare la sicurezza sul lavoro. Ogni componente dell’integrazione potrebbe giocare un ruolo cruciale nel rafforzare l’efficacia complessiva dei sistemi di gestione della sicurezza e salute sul lavoro (SGSSL).

Modelli Evidence-Based: Precisione e Affidabilità

I modelli basati su prove scientifiche utilizzano dati e ricerche per stabilire le pratiche più efficaci nella prevenzione degli infortuni. Questi modelli aiutano a garantire che le strategie di salute e sicurezza siano basate su solide fondamenta e non su congetture o supposizioni.

La Consapevolezza: dal miglioramento continuo al miglioramento cognitivo ed emotivo

Il punto norma 7.3 parla di consapevolezza: lasciando l’approfondimento tecnico all’ing. Antonio Lucchini, il termine, identificabile come un requisito di un sistema di audit, dal mio punto di vista dovrebbe essere allargato al suo significato più profondo: ci vengono incontro le neuroscienze e i modelli basati sulla mindfulness (primi studi e ricerche del biologo americano, dott. Jon Kabat Zinn), legandosi al miglioramento delle capacità degli individui di rimanere focalizzati e presenti. Questo stato di attenzione accresciuta aiuta i lavoratori a riconoscere i pericoli in modo più efficace, a gestire lo stress e a prendere decisioni più sicure in tempo reale. Secondo recenti ricerche l’allenamento regolare attraverso queste pratiche può portare in sole 4 settimane a modifiche strutturali nel cervello, supportando la regolazione delle emozioni e la capacità di attenzione sostenuta.

L’efficacia della consapevolezza nel portare a miglioramenti cognitivi ed emotivi è una conquista che richiede tempo. Non si tratta di un cambiamento immediato, ma di una trasformazione graduale che si verifica con la pratica costante. Questo processo è sostenuto dalla neuroplasticità, la capacità del cervello di modificarsi strutturalmente e funzionalmente in risposta a esperienze e allenamento. Probabilmente bisognerà trovare modalità piu “evidence based” nel futuro per definire quali siano i programmi delle organizzazioni per rispettare questo requisito.

Integrazione sinergica per un ambiente di lavoro piu sicuro

Unendo questi tre elementi, le organizzazioni possono formare un paradigma robusto per la sicurezza sul lavoro. Questa integrazione permetterebbe di:

  • Rafforzare modelli efficaci: incentivando un approccio proattivo tra i lavoratori, che diventano così più inclini a identificare e segnalare i rischi.
  • Migliorare il processo decisionale: utilizzando dati e analisi basati su evidenze per supportare scelte più informate e sicure.
  • Incrementare l’efficacia dei sistemi di gestione: assicurando che i lavoratori siano non solo a conoscenza delle procedure di sicurezza, ma anche attivamente coinvolti nelle decisioni che portano al miglioramento.

Implementazione e miglioramento continuo

Per implementare questo approccio, è essenziale un impegno continuo per la formazione, la sensibilizzazione e la valutazione regolare dell’efficacia delle strategie di sicurezza, adattando e migliorando continuamente i processi in base ai risultati e ai feedback dei lavoratori.

In conclusione, l’integrazione dei sistemi di gestione con modelli evidence-based e pratiche di sviluppo della consapevolezza potrebbero fornire un metodo complesso ma efficace per ridurre gli infortuni sul lavoro e promuovere un ambiente lavorativo più sicuro e produttivo. Questo approccio interdisciplinare non solo migliorerebbe la sicurezza ma consentirebbe ai lavoratori di acquisire strumenti per arricchire il loro benessere generale, portando benefici a lungo termine per l’intera organizzazione.

 

LA CONSAPEVOLEZZA VISTA DAL LEAD AUDITOR

Il “requisito” Consapevolezza cosa sottintende

Antonio Lucchini – A.D. SQS Italia – Associazione per Sistemi di Qualità e di Management

I requisiti contenuti nel paragrafo relativo alla consapevolezza di ogni norma ISO riportano in sostanza la necessità che i collaboratori di un’organizzazione in senso allargato siano consapevoli riguardo di una serie di aspetti.

Il titolo “consapevolezza” è alquanto estraneo ai contenuti tipici di una norma tecnica e danno la dimensione di un nuovo approccio che vede il ruolo prioritario rivestito dai collaboratori.

I collaboratori quindi come patrimonio ed elementi imprescindibili del successo di ogni organizzazione, a maggior ragione nella misura in cui sono perfettamente consapevoli del loro ruolo.

Consapevolezza è un termine afferente più al campo della psicologia, della persona, oggi quasi sovraesposto considerate le distrazioni a cui siamo sottoposti. Essere consapevoli (awareness in inglese) significa esserci pienamente, presenti con i sensi, intenzionalmente attenti alle azioni e al contesto intorno.

E’ interessante che un aspetto così delicato sia stato inserito come requisito (L’organizzazione deve assicurare che le persone … siano consapevoli ….) e che la valutazione durante le varie tipologie di audit sia stata affidata a auditor che in genere sono tecnici, conoscitori di processi tecnologici e sicuramente a poco agio con termini afferenti aspetti della personalità.

Certo il dettaglio relativo ai vari criteri in cui i collaboratori devono dimostrare consapevolezza riposiziona la valutazione sugli aspetti tecnici, ma resta comunque una certa perplessità sulle modalità concrete con cui tale aspetto viene valutato.

Se lo limitiamo alla verifica che il personale deve essere consapevole dei requisiti documentati, come politiche, procedure e istruzioni di lavoro, per garantire la loro corretta attuazione suona un po’ strano e quasi si confonde con la conoscenza di questi aspetti.

Sul proprio contributo o responsabilità individuale, il fatto di dover valutare se ogni persona ha compreso effettivamente il proprio ruolo, le proprie responsabilità nell’organizzazione e il miglioramento indotto è anche questo un aspetto molto intimo che difficilmente può essere valutato con una sola intervista (in genere due domande).

Sicuramente l’essere consapevoli delle conseguenze relative alle non conformità per i consumatori e il mercato è interessante e qui concretamente si potrebbero valutare le modalità con cui questa attenzione venga considerata.

A livello di auditor di terza parte quali aspetti valutare e quale rilievo dare a tale requisito è certamente arduo per professionisti che per cultura, formazione e competenza sono portati a perdersi negli aspetti hard dell’organizzazione piuttosto che sugli aspetti soft delle persone.

Possiamo sicuramente affermare che la valutazione della consapevolezza all’interno dell’organizzazione è uno degli aspetti più critici, per l’impatto sociale e sull’organizzazione stessa ed è anche di rilievo con riferimento alle capacità di valutazione.

La valutazione potrebbe considerare l’attitudine alla partecipazione dei collaboratori secondo le modalità e gli strumenti adottati in quanto la consapevolezza dovrebbe incoraggiare il coinvolgimento attivo del personale nel miglioramento continuo, con segnalazione di problemi o evidenza di proposte di soluzioni riguardo attività e processi.

La consapevolezza promuove una cultura diversa nell’organizzazione, con personale che comprende l’importanza del raggiungimento degli obiettivi aziendali.

La dimostrazione delle evidenze in entrambi i casi e la capacità di dare risposte riguardo questi aspetti in termini di “consapevolezza acquisita” è tutta da dimostrare.

L’impressione è che questo aspetto e punto della norma venga spesso sottovalutato e in qualche modo considerato come secondario: una volta si evidenziava che la politica aziendale era conosciuta perché esposta in bacheca o consegnata con la busta paga.

Quanto di più riduttivo e superficiale, ma oggi le cose sono cambiate? Con quali modalità questi aspetti che oseremmo definire soft in ogni organizzazione vengono considerati e con quali modalità viene assegnata la patente di punto conforme o meno?

Il tema meriterebbe un approfondimento ulteriore che non può essere ridotto in due pagine ma sicuramente la competenza nella valutazione di un punto tanto rilevante quanto strategico (clima di lavoro buono = azienda eccellente) deve essere considerato.

Quanta formazione e sensibilizzazione sul tema viene dedicata per formare gli auditor alla valutazione della consapevolezza?

Probabilmente il parco auditor si trova in difficoltà con qualcosa che esce dalle corde tradizionali di un audit: un aspetto che riguarda il personale è qualcosa di più attinente alle risorse umane o di chi di personale si occupa. Che inavvertitamente sottovaluta e si accontenta di qualcosa di formale che poco ha a che fare con la consapevolezza.

La consapevolezza la si valuta osservando e raramente si possono trovare cose scritte che ne attestano la presenza. La valutazione è efficace osservando i modi con cui i collaboratori si muovono in azienda, come sono attenti e sensibili ad ogni piccolo aspetto, come vengono formati e addestrati. La si valuta stando nella zona caffè, aprendo i bidoni della differenziata, andando in mensa se c’è o nella zona refettorio, facendo un salto negli spogliatoi, anche osservando il parcheggio o il prato del giardino aziendale.

La consapevolezza, avere coscienza e comprensione del ciò che si sta facendo parte dalle piccole cose, come ordine, pulizia e disciplina nella gestione del bene comune per poi passare a come ci si muove, che significa avere la percezione che ti stai muovendo in un campo diverso che richiede prudenza e rispetto delle regole.

Per arrivare infine ai comportamenti sul luogo di lavoro. Un auditor esperto si dovrebbe accorgere subito di imprudenze, leggerezze verbali e comportamentali, abbigliamenti, tutti criteri e aspetti che possono preludere a qualche potenziale conseguenza critica.

In pratica l’auditor deve abbandonare la sua figura di ispettore che ricerca evidenze concrete e vestire un altro abito, quello di una persona che cerca di “mettersi nei panni” dell’altro, che osserva secondo logiche e parametri differenti, dimostrando che nella sostanza possiede una sensibilità diversa.

Questa multidisciplinarietà non è banale né da comprendere né tantomeno da implementare in ognuno anche perché per interpretare la diffusione della consapevolezza di un‘organizzazione è necessario prima di tutto avere consapevolezza del proprio ruolo aggiunta a una buona coscienza di sé stessi.

Lavoriamo dunque sulle persone perché essere consapevoli non significa comprendere e conoscere.

Per maggiori informazioni sulle normative ISO 45001 e ISO 45003, visita il sito ufficiale ISO (ISO 45001).

Per dettagli sui modelli evidence-based, la World Health Organization offre risorse utili (WHO).

Informazioni approfondite sullo sviluppo della consapevolezza sono disponibili sul sito di Jon Kabat Zinn https://jonkabat-zinn.com/