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CORRELAZIONE TRA STRESS, ERRORI E INFORTUNI SUL LAVORO: QUALI SOLUZIONI?

E’ indubbio come questi due ultimi anni abbiano contribuito fortemente ad un aumento vertiginoso di stress generale tra lavoratori, studenti e persone in genere. Alcune ricerche scientifiche stanno confermando alterazioni neurobiologiche specifiche in pazienti che hanno sofferto di stress post covid e in generale del disturbo post traumatico da stress. I continui input esterni a cui siamo stati esposti hanno contribuito a riorganizzare i percorsi cerebrali, acuendo anomali processi di apprendimento basati sulla preoccupazione e sulla paura.

Sappiamo che la paura è una funzione protettiva, ed è fondamentale per la sopravvivenza dell’individuo e della specie, e che l’apprendimento della paura è sostenuto in gran parte da una piccola struttura cerebrale profonda, l’amigdala, che in questi soggetti non riesce a completare il normale procedimento di estinzione della paura che avviene quando il pericolo è cessato.

 L’amigdala è responsabile, assieme ad altre strutture cerebrali, come la corteccia cingolata dorsale anteriore e l’insula, anche del riconoscimento delle situazioni di minaccia, una funzione che quando è iper reattiva finisce per creare un’attenzione preferenziale verso stimoli potenzialmente minacciosi, trascurando quelli più benevoli. Anche la regolazione delle emozioni può poi risultare alterata, attraverso una disconnessione della normale connettività neuronale tra le regioni frontali e parietali e della corteccia cerebrale.

Questa ‘abitudine all’iperattività cerebrale’ se non gestita per tempo può essere correlata in tempi brevi ad un aumento della distrazione e incapacità di attenzione sostenuta, in tempi medio-lunghi ad una fase acuta di disattenzione e distress, e infine in tempi lunghi, a fasi croniche che possono portare a fenomeni depressivi e abbassamento delle difese immunitarie.

Da uno studio condotto nel 2011 dall’Università di Harward è stato possibile osservare come la pratica della mindfulness aumenti la funzionalità di alcune zone cerebrali centrali nell’elaborazione delle emozioni, e soprattutto una diminuzione di volume di neuroni dell’amigdala (sede della paura).

E’ stata inoltre effettuata una ricerca da parte dell’Università ‘Sapienza’ di Roma, al fine di valutare in letteratura gli infortuni lavorativi più frequenti tra alcune categorie professionali esaminate, identificando quali stressor occupazionali incrementino il rischio di infortunio.

La conclusione dello studio è che i fattori di stress più importanti identificati sono: sovraccarico lavorativo, attività non correlata alla mansione, scarsa autonomia, salario non gratificante, equipaggiamento non appropriato, conflittualità con i colleghi ed i superiori. Lo stress, diminuendo la soglia dell’attenzione, induce il lavoratore ad ignorare le misure di sicurezza e di protezione, aumentando di conseguenza il rischio di infortuni lavorativi

Le neuroscienze hanno inoltre dimostrato che la mindfulness risulta essere efficace nella riduzione dello stress, aumento dell’attenzione generale, oltre che a miglioramenti sul piano della depressione, ansia e disturbi del sonno;

L’abbassamento dei costi delle tecnologie biofeedback, per monitorare questi effetti fisiologici, ha inoltre consentito di applicare queste tecnologie su diverse categorie di lavoro, riscontrando nei corsisti un abbassamento generale della frequenza cardiaca, un aumento della variabilità della frequenza cardiaca (sintomo di benessere), diminuendo considerevolmente la probabilità di insorgenza di malattie cardiovascolari e potendo riscontrare i dati direttamente sul proprio device.

Per ulteriori informazioni sulle ricerche effettuate dal nostro staff, visita il sito www.mindfulsafety.it

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immagine tratta da campagna NAPO – EU-OSHA: https://osha.europa.eu/it/tools-and-resources/napo-safety-smile